La domenica di vendemmia passata a staccare grappoli dalle viti, la pigiatura, con i piedi, dell’uva nelle bigonce, sono ormai ricordi lontani.
In passato la figura del nonno viticoltore pareva imponente e buona: in vendemmia tutto era abbondanza, gioia e speranza. La stessa serena atmosfera si assaporava sotto il pergolato nel successivo mese di maggio, quando si gustavano le prime bottiglie dell’ultima raccolta.
Era affascinante, il colore del vino giovane, la schiuma che riempiva il bicchiere e poi scompariva, il gusto con una vena di dolce, e il prosciutto che veniva affettato per offrirlo al cliente, anche allora considerato sacro.